CORSA (COME, DOVE, QUANDO, QUANTO).
- Enrico Roncada (Allievo Istruttore FITRI)
- 6 lug 2016
- Tempo di lettura: 6 min

Per anni il mio assillo, uscendo di casa per correre è stato: “cosa faccio?”
O meglio: “che bello che sarebbe fare l’allenamento perfetto”
Avere il massimo dei benefici con i giusti “costi” soprattutto in termini di tempo dedicato all’allenamento che è quello che spesso manca.
Da allora (1996) ad oggi la ricerca ed il perfezionamento in tutte le direzioni sono state continue sia in termini di studi che di prove su di me e sulle persone che ho conosciuto negli anni.
Fatica, sofferenza, però dopo si sta “di un” bene… il dopo nuoto è estremamente rilassante, la corsa per me è devastante, fatica allo stato puro, magari in estate con il sole cocente e una bottiglietta d’acqua più da versare in testa che da bere, però a volte pochi secondi, la forza, l’avanzare nonostante tutto, il percepire sulla pelle tutte queste sensazioni, le sensazioni, l’acqua che ti scivola addosso accarezzandoti, lo sport è vita almeno il triathlon (quello che io faccio), realizzai una percezione vaga; il triathlon è il contatto con i 3 elementi solido (corsa) liquido (nuoto) aria (bici). La bici la vedevo al suolo ma in effetti sulla bici e come volare, i piedi il corpo sono staccato da terra, è come correre a 10 cm di altezza dal suolo… bella la bici ti da senso di libertà, fa andare veloci, molto forte. La bici è velocità la corsa e potenza. Lo pratico con alti e bassi dal 96 credo che non smetterò mai – Cit.
Pratico Triathlon dall’oramai lontano 1996, ho iniziato a gareggiare nel 1999, ho iniziato nel 96 a 26 anni perché correre non mi è mai piaciuto, facevo troppa fatica (coerente no ?)
Correre troppo a lungo e/o troppo veloce senza adeguata preparazione fa danno a tendini legamenti cartilagini e muscoli. Un infortunio può avere come conseguenza uno “stop” forzato per cui l’impossibilità di continuare a correre per un determinato periodo anche lungo… mesi… per altro si innesca la psicosi del “recuperare alla svelta” che è ancora più deleteria perché aumenta ancor di più la possibilità di incappare nuovamente nello stesso infortunio o in altri dilatando ulteriormente i tempi di attesa. (mettiamoci nella testa una volta per tutte che ciò che è perso è perso, non esiste un recupero ma una ripartenza).
Il nostro corpo è come una automobile (in realtà molto meglio perché, nel limite del possibile, si autoripara, un bel risparmio eh!!)
Se la usi poco si blocca (atrofia, osteoporosi).
Se la usi troppo si deperisce prima.
Se la usi bene ti darà tante soddisfazioni (e come abbiamo detto i tagliandi sono gratis, i tagliandi sono i tempi di recupero, il dare il tempo alla nostra macchina di auto ripararsi e di posizionarsi un passo alla volta ad uno scalino superiore (supercompensazione).
Ma cosa vuol dire troppo a lungo e troppo velocemente?
Premesso che siamo tutti diversi (persona/persona),(uomo/donna),(giovane/meno giovane), (sano/con patologie),(allenato/sedentario),(più allenato/meno allenato) e via dicendo l’approccio corretto è quello della “PROGRESSIVITÀ DEL CARICO”.
Questo deve essere un concetto marmoreo: se oggi ho corso 10 chilometri e corro da un mese domani non posso farne 20, non è corretto nemmeno aumentare un chilometro ogni seduta di allenamento salvo inizialmente quando i chilometri sono veramente pochi perché non si da mai la possibilità al nostro organismo di assimilare l’allenamento precedente.
Pertanto chi corre, a meno che non faccia Jogging (ed anche li…), dovrebbe avere ben chiaro nella testa i propri obbiettivi che possiamo raggruppare in tre categorie:
breve termine (che tipo di allenamento fare in termini di velocità e durata ogni volta che esce di casa)
medio termine (che potrebbe essere la gara domenicale o una uscita in compagnia)
Lungo termine (solitamente l’anno, la stagione, avendo inserito a calendario gli appuntamenti più impegnativi e/o importanti)
Intravedo due approcci per poter fare tutto ciò (anche sovrapponibili).
1) acquistare un testo autorevole e/o “tuffarsi in rete” (una volta si navigava ) e mettersi a studiare.
2) Affidarsi ad un “professionista o preferisco conoscitore” del settore
vantaggi e svantaggi
il vantaggio nell’acquistare un testo è che solitamente è scritto da “qualcuno” che se ne intende fosse esso un atleta navigato o un medico di medicina sportiva “titolato”: l’investimento in termini monetari è minimo!
Di contro si rischia di non capire concetti complessi o di attuarli in modo errato con quanto ne consegue (infortuni, progressi che non arrivano o addirittura prestazioni che calano), di impiegare più tempo ad ottenere obiettivi ( spesso questi testi sono orientati a sportivi professionisti per cui sbagliare il target pensando di poterli sostenere al pari degli stessi).
Il vantaggio nell’appoggiarsi ad un professionista del settore titolato o “navigato” ( in Italia la normativa prevede che chiunque possa fare da Personal Trainer senza avere alcuna abilitazione ) è, o per lo meno dovrebbe essere quello di avere in tempo minimo la risposta ai propri dubbi o quesiti ma soprattutto di poter fare la propria seduta di allenamento perfettamente calzante e quindi su misura per le proprie esigenze; non solo, ma si potrebbe addirittura (per me importantissimo per non dire fondamentale) avere il feedback alla fine di ogni allenamento (quei grafici che vediamo e che spesso non riusciamo ad interpretare delle app o programmi legati al nostro cardio che però sono molto belli da vedere ) al fine di riformulare l’impegno successivo in termini sempre di tempi di recupero, tipologia, durata intensità.
Lo svantaggio numero uno che sembra banale, ma non lo è, è la FIDUCIA.
Nel 2003, dopo 4 anni ho deciso di fare il salto di qualità, mi sono rivolto ad un medico di medicina sportiva.
Questi praticava il test Conconi e rilasciava la classica tabella di allenamento; l’ho seguita alla lettera e sono peggiorato.
Con il senno di poi posso dire che quello che è mancato è stato il feedback di cui parlavamo sopra.
Tabelle di allenamento ce ne sono a tonnellate, il vero valore aggiunto per un preparatore è prima di tutto capire le qualità della persona che andrà a seguire al fine di formulare e rimodulare il programma di allenamento più consono anche ad ogni singola seduta di allenamento.
Ci si aggiunga che l’imprevisto è sempre dietro l’angolo, per cui condizioni meteo avverse, impegno improvviso, imprevisto, giornata no, mancanza di sonno, mangiata eccessiva, lavoro! (infondo non siamo professionisti), sono motivo in più per riprogrammare il punto di partenza e gli obbiettivi dell’allenamento che si andrà a compiere (per esempio correre dopo 2 giorni dall’ultima corsa o dopo una settimana magari per uno stop forzato implica scelte di allenamento sicuramente diverse).
L’allenamento ideale ha sempre un nuovo punto di partenza (condizione di partenza), uno sviluppo (che tiene conto della partenza e dell’obbiettivo sia di breve che di medio che di lungo periodo), e un feedback all’arrivo (per capire se ciò che si voleva raggiungere è stato di fatto raggiunto o se qualcosa è andato storto per la riformulazione dell’impegno successivo).
In tutte le decisioni che prendiamo entrano in gioco tre variabili fortemente collegate e correlate:
Tempo (che è la risorsa primaria sia in termini di quantità che di disponibilità, è quello che non basta mai che servirebbero le giornate di 48 ore ma… ci fermiamo mai a capire se lo stiamo poi spendendo nel migliore dei modi?), Danaro (che nella attuale società lo definisco un male necessario, si vincola al tempo, il tempo e denaro si dice e csi è visto che per lavorare serve tempo e per avere qualsiasi cosa già fatta qualcun altro vi ha dedicato tempo.) e fiducia (che attualmente è “moneta di scambio” assai rara anche se qualcosa sembra stia cambiando, ovviamente la fiducia non è indiscriminata ma va concessa a chi ci da prova di saper fare).
Una nota personale, oggi in facebook sono tutti filosofi, tutti professori, tutti esperti; per cui serve un ulteriore “occhio”.
Parlerò più avanti della mia avventura disavventura e di cosa facebook nella fattispecie mi abbia dato e fatto capire.
La titolazione, legittima, alle volte a mio avviso e per mia personale esperienza non basta.
Sono sempre stato molto aperto alle novità ed al pensiero di tanti, è questo continuo lavoro di assimilazione, critica costruttiva, filtraggio e consolidamento che mi ha portato ad essere quello che sono e ad affacciarmi oggi dopo 20 anni senza presunzione ma con la voglia di imparare sempre e sempre e sempre di più a poter dire, se ti serve mano credo di potertela dare.
Credo che ognuno abbia da dare e da ricevere a seconda della propria professionalità ed esperienza ed oggi, in questo campo, dopo 20 anni di studio ed applicazione, immodestamente, penso di poter avere molto da dare.
Non voglio avere la presunzione di sapere più di Tutti o dei tanti (al mondo vi è sempre uno che sa più di te e uno che sa meno) ma sicuramente la voglia di collocarsi nel punto giusto.
A voi ora la modulazione dei tre fattori al fine di compiere la scelta o meglio le scelte giuste.
By Enrico Roncada
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